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AVE CESARE

Il Covid ha portato via un amico sincero e una grande persona: Cesare Agostini, storico avvocato dell’Azienda di Trasporti Pubblici di Bologna e, soprattutto, scopritore della Flaminia Militare.
In più di quarant’anni di scavi e ricerche Cesare (insieme all’amico Santi) aveva riportato alla luce una strada romana perduta nei secoli e nella memoria, costruita nel 187 a.C. dal console Caio Flaminio per collegare Arezzo, Fiesole e Bologna.

Ti consideravi un archeologo dilettante, Cesare, ma non era vero. Eri più professionista dei professionisti, anche se dedicavi alla ‘tua’ strada, solo il tempo libero che ti restava dopo un lavoro, all’epoca, assai impegnativo, e che svolgevi con sagacia e abnegazione.
Chi ti ha conosciuto non poteva non apprezzarti e volerti bene, Cesare, retto e trasparente com’eri.
Hai sempre reso disponibili le tue ricerche gratuitamente. I tuoi libri sono preziose rarità per pochi ma chi è interessato può trovare tutto il materiale su http://www.flaminiamilitare.it[1] [1] (www.flaminiamilitare.com[2] in inglese).
Ricordo che andavi molto fiero della tua querelle con l’establishment archeologico nazionale, che sosteneva che la ‘tua’ strada non poteva essere romana, perché i Romani costruivano solo strade sul fondovalle e non sui crinali.
Rispondevi che i Romani costruivano strade sul fondo valle di norma, ma, quando era opportuno, le costruivano sul crinale, conscio che la Flaminia Militare era (ed è, a mia conoscenza) l’unica strada romana al mondo che percorre una cresta montuosa superando i 1000 metri di quota.
Ma avevi ragione tu.
Attorno alla strada, diritta come tutte le strade romane, larga 8 piedi romani (2,40 metri) come da prassi, erano stati abbattuti tutti gli alberi per un miglio per difendersi dagli agguati dei Liguri che allora vivevano nel nostro Appennino. Una popolazione selvaggia e indomabile che molto aveva complicato l’avanzata romana verso il nord e che avrebbe reso troppo pericoloso percorrere un fondovalle.

La Flaminia Militare fu abbandonata già dal III secolo d.C. e se ne perse la memoria, ma non per tutti. A quasi duemila anni di distanza, gli abitanti della zona sapevano ancora che lassù, da qualche parte, passava una strada romana. E tu, Cesare, originario di Castel dell’Alpi, confermasti che la memoria storica della tua gente non era stata vana.

Oggi tratti della strada sono visibili nelle vicinanze di un itinerario di trekking molto frequentato detto la ‘Via degli Dei’, ma ricordo, all’epoca, la tua fatica nel mantenere puliti i tratti più significativi dagli sterpi e dalle foglie. E ricordo, caro Cesare, quando ci guidasti personalmente alla scoperta di uno dei tratti meglio conservati.

Nomen Omen: come a volte misteriosamente accade, Cesare Agostini aveva nel nome il suo destino. Solo a chi portava il più nobile dei nomi romani poteva toccare in sorte di riportare alla vita la strada dimenticata.

AVE, CESARE, ATQUE VALE, ovunque tu sia.