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La pandemia SPARS_Cov del 2017. Istruzioni per l’uso

Se c’è una cosa di cui non possiamo accusare i nostri Superiori Illuminati è che mantengano segreti i loro piani.
Nel 2017 il Johns Hopkins Center for Health Security di Baltimora pubblicò un documento (The SPARS Pandemic 2025-2028[1]) che descriveva una pandemia molto simile a quella che stiamo adesso vivendo, chiamandola SPARS-Cov.

Il documento si presenta come un manuale per chi dovesse affrontare una comunicazione pubblica sulla epidemia, esplicitandogli le domande che riceverà e consigliandogli come rispondere. Lo studio è centrato sugli Stati Uniti.
La tecnica usata è sempre la stessa: gli scenari. Viene proposto uno scenario che, si specifica, non va mai inteso come ‘previsione’, ma solo come utile ipotesi di lavoro per prepararci in tempo.

Si ipotizza che nell’ottobre 2025 vi siano i primi morti americani per una epidemia causata da un nuovo coronavirus, nato nel Sud Est Asiatico e che viene scoperto tramite un provvidenziale tampone PCR, già disponibile.
La precisione sull’origine della pandemia, sul coronavirus e sul test PCR bell’e pronto, non stupisce. Che tutti sapessero tutto (fuorché noi mortali) lo abbiamo già detto e ripetuto (Anche Beppe Grillo sapeva tutto[2], Coronavirus, c’è chi aveva previsto tutto[3]).

Restiamo invece perplessi sulla data. Il 2025 è un po’ in là, circa 6 anni dopo quello che è accaduto in realtà. In effetti qualcuno aveva già avanzato l’ipotesi che la pandemia fosse esplosa prima del programmato, o per caso e per precisa volontà dei cinesi che avevano giocato d’anticipo.

L’ipotetica pandemia (il cui nome SPARS-Cov richiama quello della SARS-1, perché si tratta di un virus cugino, come quello del COVID) durerà poco meno di tre anni, fino all’agosto 2028, quando sarà dichiarata ufficialmente terminata.

Tradotto in termini odierni è che dovremo aspettare fino all’agosto 2022 perché la ‘nostra’ pandemia COVID-Sars-2 abbia fine?

La SPARS è molto simile al COVID: esordisce con sintomi para-influenzali come tosse, febbre, mal di testa e malessere generale ma evolve spesso in polmonite e difficoltà respiratorie. All’inizio dell’epidemia il tasso di letalità sul totale della popolazione era valutato essere del 4,7% (il che giustificò l’allarme mondiale) ma dopo qualche mese si vide che era molto più basso, dello 0,6% (la similarità con il COVID è stupefacente: 100%).

Il periodo di incubazione della SPARS va da 7 a 10 giorni (idem).

All’inizio gli esperti diranno che la pandemia potrà essere contenuta con misure di identificazione e d’isolamento (ma, aggiungono bonariamente i futurologi, sarà ben presto chiaro che queste misure non funzionano). L’OMG consiglierà solo misure originariamente pensate per l’influenza, come lavarsi le mani, il distanziamento sociale e l’isolamento dei casi sospetti (similitudine con il COVID: 100%).

Ma, e qui dobbiamo dare una bella bacchettata sulle mani ai futurologhi del Johns Hopkins Center, la SPARS colpisce più i bambini che gli adulti. Chi è stato a sbagliare? Qualcuno ha forse cambiato idea all’ultimo momento? Ci dobbiamo aspettare un colpo di coda? Speriamo che la similitudine qui resti bassa.

Non ci sono cure approvate per la SPARS (similitudine: 100%).

Bisognerà aspettare i vaccini (accidenti che precisione in questo caso: 100%).

Dato l’alta mortalità iniziale della SPARS (che era stimata al 4,7% contro quelle che poi effettivamente sarà dell 0,6%) si darà la priorità a vaccini a qualunque costo, anche se ai tempi della SARS (2003) essi non avevano funzionato affatto (similitudine: 100%).

In realtà ci sarebbe un antivirale che aveva dato risultati sulla SARS ma esso viene sommerso di polemiche perché gli esperti dicono tutto e il contrario di tutto. Quindi niente cure, solo vaccini (precisione elevata anche qui. Da noi c’era l’idrossiclorochina al posto dell’antivirale ma cambia poco: similitudine: 80%).

Fallita quindi la strada della cura si intraprende quella del vaccino, il Corovax. Nella nostra realtà COVID la strada della cura non è mai stata intrapresa ed è stata affossata ancor prima di nascere.

Ma il vaccino sarà pronto nel tempo record di soli sette-otto mesi invece dei soliti 20 anni (accidenti che precisione qui: 100%).

Ma dato che non si può vaccinare tutti contemporaneamente è necessario individuare dei gruppi prioritari e la grande campagna mediatica fa sì che quasi tutti vogliano essere vaccinati appena possibile (100%).

Nei social media però cominciano ad emergere gruppi di No-vax. I musulmani, che dicono che nel vaccino ci sono tracce di maiale, gli afro-americani che non si fidano del governo. Ma i NO-vax non sono organizzati e sono divisi in molti gruppuscoli. Essi ottengono informazioni solo via web, data la censura totale sul resto dei media (precisione 100%). Essi dicono che i vaccini non sono stati adeguatamente testati, che vi sono effetti collaterali di lungo termine incogniti, che l’immunità naturale è di molto superiore a quella del vaccino (ma come accidenti facevano a saperlo quelli del Johns Hopkins Center nel 2017?).

Purtroppo l’ubiquità social dei No-Vax fa sì che molti americani ascolteranno questi messaggi. Un sondaggio dirà che ben il 68% degli americani avrebbe sentito qualcuno che avrebbe espresso sentimenti anti vaccinali! Addirittura dopo un anno circa dello scoppio dell’epidemia i no-vax sembrano coalizzarsi in un super-gruppo nazionale. Pericolosissimo.

Ma il Presidente si fa vaccinare in pubblico per rasserenare gli animi (!!! Ecco a chi obbedisce il Presidente, al Johns Hopkins Center: 100%) e il governo degli Stati Uniti inizia una poderosa campagna pro-vaccini.
Google censura i siti che ne parlano male: ‘Se qualcuno cerca su Google ‘vaccino effetti collaterali’ appare una schermata pubblicitaria che illustra i benefici del vaccino’ (testuale). Chi chiede di vedere un video no-vax viene reindirizzato a video pro-vax (Johs Hopkins non si è azzardato a prevedere la censura feroce di facebook e degli altri social ma ci ha comunque preso all’80%).

Le iniziative pro vaccino hanno comunque grande successo e la maggioranza degli americani si vaccina.

E qui finisce la cronaca di quello che conosciamo (precisa quasi al 100%) e comincia il nostro futuro.

Qualche stato comincerà a scartellare. Il Giappone non vorrà approvare il Corovax dicendo che non è stato testato adeguatamente.  Per ora con il COVID sembrerebbe esserci solo la Germania a essere riottosa, ma anche la Francia si rifiuta di vaccinare adeguatamente fino a che non si produrrà i vaccini in casa. Vedremo.

Il supergruppo antivaccinale cresce notevolmente negli USA (speriamo). Ci sono anche proteste di studenti nei campus.

Ma ecco che qui compare qualcosa per noi sconosciuto: un effetto collaterale dell’epidemia. Dopo 4-8 mesi dal contagio (e forse anche dal vaccino, aggiungiamo noi), i guariti sviluppano una polmonite batterica. Essa può venire curata con un tipo di antibiotico che comincia a scarseggiare. Il governo posticiperà la scadenza delle confezioni scadute, il che creerà molte polemiche. Si dimostrerà che le confezioni scadute l’anno prima hanno conservato il 95% della loro validità. FDA e il governo devono prepararsi a affrontare questa pubblicità negativa.

Questo fatto è davvero interessante perché è la prima volta che ci viene rivelato. Fatevi quindi una buona scorta dell’antibiotico giusto (che però non ci viene detto) perché se mancherà negli USA figurarsi cosa può succedere da noi.

Ma soprattutto tra un po’ cominceranno a comparire effetti collaterali gravi a lungo termine del vaccino. Si tratterà di effetti neurologici simili a quelli dei polli su cui nel 2003 furono sperimentati i vaccini della SARS-1. Qui i nostri futurologi sembrano aver dimenticato gli effetti a breve termine, come le trombosi.

Soprattutto nei bambini si svilupperà una encefalite con ritardo mentale. Molti inizieranno a chiedere che lo scudo giudiziario eretto a favore di Big Pharma venga rimosso e il governo sarà sommerso di richieste di risarcimento.

Naturalmente il rapporto di causalità sarà negato ma i casi saranno davvero troppi. Un blogger costruirà una mappa dove si vedrà che, mano a mano che in un’area del paese crescono i vaccini, crescono anche, dopo poco, i casi di encefalite.

Il Governo negherà disperatamente ma cominceranno ad emergere altri effetti neurologici a lungo termine, come la visione offuscata, mal di testa perenni e parestesie agli arti.

L’impatto sarà enorme e i media non riusciranno più a censurare i fatti. Soprattutto le richieste di danno verso lo stato cresceranno esponenzialmente anche da parte di chi, in altre circostanze, non ci avrebbe pensato e per cui la connessione con il coronavirus non è provata. Gli ‘scienziati’ dovranno naturalmente continuare a negare qualunque connessione.

Ma ormai quasi tutti saranno stati vaccinati.

L’epidemia finirà quasi 3 anni dopo il suo esordio.

Nella pubblica opinione correranno voci che non sia stata così grave come si voleva presentarla e che i danni siano riconducibili soprattutto alle reazioni sbagliate che i governi hanno avuto. Una buona fetta dei danneggiati sarà convinta che la narrativa associata alla SPARS non fosse necessaria e che sia stata dovuta alla smodato desiderio di profitto di BigPharma. Teorie cospiratrici si diffonderanno attraverso i social media che suggeriranno che il virus sia stato creato intenzionalmente o che sia sfuggito da un laboratorio segreto governativo.

Che dire?

Ingoiato lo stupore per tale preveggenza, cerchiamo di trarre indicazioni utili da questo straordinario documento del Johns Hopkins Center sulla pandemia di SPARS-Cov, così simile a quella del COVID da sembrare la stessa.

Per prima cosa non possiamo reprimere un moto di ringraziamento verso chi ci ha svelato il nostro presente ed il nostro futuro così in anticipo e con tale dovizia di particolari.

Avremmo desiderato leggere questo importante lavoro nel 2017 quando è uscito, invece che così in ritardo. Ci saremmo preparati meglio.

In molti passi del testo si può addirittura intravedere, tra le righe, il rammarico per l’amaro calice che ci era stato destinato e per l’impossibilità di evitarlo.

Commuove l’ambigua frase finale:‘Sebbene le esperienze di comunicazione della pandemia SPARS del 2025-2028 offrano alcuni esempi di come questa comunicazione possa e debba avvenire, identificano anche pratiche che dovrebbero essere evitate, o almeno modificate, per rispondere a future emergenze di sanità pubblica’.

Insomma sembra che i redattori del rapporto abbiano fatto di tutto per avvertirci e spronarci a reagire.

Infatti solo quando la reazione sarà abbastanza forte l’epidemia finirà. Solo quando le richieste di risarcimento per i danni vaccinali richiederanno uno scostamento di bilancio del governo americano ci libereremo dal dramma.

Quelle che nel 2017 erano ‘previsioni’, per il 2025, si sono avverate nel 2020 ma con precisione incredibile, almeno fino ad oggi. Questo ci rende confidenti che anche le ‘previsioni’ che devono ancora avvenire siano altrettanto precise.

Ci sconcerta come siano state anticipate le reazioni dei no-vax in modo così attento: i nostri Superiori Illuminati sono infallibili anche su questo.

Stupisce che sia nota una complicazione a lungo termine sconosciuta dell’infezione: una polmonite batterica che può arrivare anche mesi dopo la guarigione. Per fortuna Johns Hopkins ci dice anche la cura: un tipo particolare di antibiotico. Non ne abbiamo ancora notizia ma, nel caso, è realistico prevederne una carenza. Non ci dice se questa complicazione possa insorgere anche dopo il vaccino ma, sempre tra le righe, se ne intravede la possibilità.

I danni da vaccino a lungo termine saranno però essenzialmente neurologici, drammatici nei bambini in cui si concretizzeranno in un ritardo mentale. Il consiglio è chiaro: non vaccinate i vostri bambini contro il COVID.

Alcuni delinquenti stanno cominciando le sperimentazioni sui bambini dei vaccini COVID ma la Oxford University, il 6 aprile 2021, si è rifiutata di procedere alla sperimentazione. Per fortuna, a differenza dello scenario del Johns Hopkins Center, il COVID non colpisce gravemente i bambini, per ora.

Ma che questo fosse l’obiettivo di chi aveva ideato la SPARS risulta chiaro. Quindi aspettiamoci colpi di coda, come ad esempio che i vaccini selezionino una variante che colpisce i giovani.

L’epidemia finirà, a livello mondiale, solo dopo quasi 3 anni, cioè per noi nell’estate del 2022: Ma per l’Italia che è stata la prima, con l’estate alle porte, possiamo sperare di essere ormai quasi alla fine.

Lasciamo che Draghi vaccini quanta più gente possibile, che quanta più gente possibile faccia richiesta di danni (i sopravvissuti al vaccino e gli eredi di chi sopravvissuto non è), e speriamo che così sia finita.

Poi non ci resterà che piangere i nostri morti.

Che il rapporto sulla SPARS-Cov del Johns Hopkins Center possa essere per noi una guida sicura per minimizzare il danno che stiamo soffrendo.