Il risultato delle elezioni amministrative del 3-4 ottobre 2021 ha portato alla luce la forte perplessità dell’elettorato nei confronti dell’offerta politica dei partiti.
L’affluenza media è stata del 54,7% ma, nelle grandi città, il dato è stato assai peggiore. A Roma, Milano, Torino e Napoli la percentuale del corpo elettorale che si è recata a votare ha oscillato tra il 47 e il 49%. Tra le grandi città solo Bologna ha superato il 50% (51,9%). Si tratta del record negativo di tutti i tempi.
Evidentemente gli elettori non trovano soddisfacenti le posizioni espresse dai varie componenti politiche ma ci sarebbe da stupirsi del contrario dato che tutti i partiti presenti in parlamento appoggiano il governo di un banchiere espressione della finanza internazionale, mai eletto da nessuno e lontano anni luce dai bisogni della gente. La parziale eccezione di Fratelli d’Italia, che sta conducendo una opposizione ‘morbida’ che è in realtà un appoggio esterno, ha fatto sì che questo partito sia andato meno peggio degli altri ma non muta il quadro complessivo.
Il PD ha riassorbito quasi integralmente il Movimento 5 stelle che si può dire non essere più un soggetto politico. L’unica a reggere la bandiera è stata la tanto bistratta Virginia Raggi che, a Roma, è sì arrivata quarta, ma con quasi il 20% dei voti. Nella Torino della sindaca uscente Appendino, i 5 Stelle non sono andati oltre il 9,0%, nella Napoli del reddito di cittadinanza non sono riusciti a superare il 10% (9,7%) mentre il 3% che hanno raccolto a Milano, Bologna e Trieste certificano lo stato comatoso del partito che aveva dominato le elezioni del 2018 con il 32% dei voti.
Anche qui difficile stupirsi. Il tradimento del Movimento 5 Stelle nei confronti dei suoi elettori non ha precendenti nella storia repubblicana e non poteva portare a un risultato diverso.
Male anche la Lega di Salvini per motivi analoghi. Sia il Movimento 5 stelle che la Lega (in misura minore) infatti hanno nel loro serbatoio elettorale un dissenso anti-sistema che non può tollerare l’appoggio a un governo Draghi che, fino a ieri, rappresentava, a chiacchiere, il loro peggior nemico.
I voti di chi è contrario a tutto ciò che Draghi rappresenta erano quindi in libera uscita e sono confluiti essenzialmente nel non voto in attesa che qualcuno si decida a dare loro ascolto.
Come anticipato qualche settimana fa, la vera novità delle elezioni amministrative del 3-4 ottobre 2021 era il Movimento 3V che si poneva come unica e solitaria voce di opposizione nel paese.
Nonostante l’esclusione da tutti i media, quelli che l’informazione mainstream chiama No-Vax (non rendendo loro giustizia perché il programma di 3V è molto più articolato e complesso) hanno incassato un clamoroso successo a Trieste (4,5%) e a Rimini (4,1%), dove hanno ottenuto anche un seggio, per la prima volta.
La brillante operazione mediatica architettata dal candidato sindaco di Trieste, Ugo Rossi (il suo arresto a pochi giorni dal voto) ha costretto televisioni e giornali a concedergli spazio e, se l’elettorato anti-sistema viene a sapere che c’è qualcuno che lo rappresenta lo vota. Onore al merito e anche qui, poco da stupirsi.
Nelle grandi città invece 3V non è riuscito a far sapere a tutti della sua esistenza e i risultati sono stati più modesti. Bologna, città intermedia, ha avuto, appunto, un risultato intermedio, con l’1,6%.
Complessivamente però il voto antisistema intercettato dal Movimento 3V ammonta a quasi l’1% dei votanti, il che è un risultato di tutto rispetto, soprattutto in vista delle elezioni del 2023.
L’unico rivale presente nelle elezioni di ottobre che insiste sullo stesso elettorato di 3V è stato Italexit di Gianluigi Paragone, che si è presentato a Milano con lo stesso Paragone e altrove con qualche lista in appoggio a candidati locali.
Benché Paragone a Milano abbia ottenuto un buon risultato (il 2,99%, mancando la rappresentanza in consiglio per un soffio), anche se al di sotto dei sondaggi della vigilia, il radicamento territoriale di Italexit è apparso essere di molto inferiore a quello del Movimento 3V.
Le numerose altre aggregazioni di opposizione non sono riuscite a essere presenti (come Ancora Italia di Francesco Toscano e Diego Fusaro, Alternativa C’è di Pino Cabras, i sostenitori di Sara Cunial, il mondo intorno a Byoblu, e i molti gruppi spontanei che erano presenti alla manifestazione di Roma del 25 settembre) per cui nulla può dirsi sulla loro consistenza.
Ma al di là della attuale dimensione dei vari gruppi alternativi, l’elettorato di referimento per una politica anti-Draghi è enorme, dell’ordine del 30% del paese. Infatti dando per scontato che la partecipazione ‘naturale’ ad un voto amministrativo sia dell’ordine dell’80%, una affluenza intorno al 50% sta a significare che il 30% degli italiani che si astiene non ritiene di poter dare la sua adesione a nessuno dei partiti presenti, tutti filo-governativi.
Ciò apre intere praterie per chi saprà accreditarsi presso l’elettorato come forza opposizione credibile all’attuale sistema.
C’è un grande lavoro di inclusione da fare per il Movimento 3V, che è la componente più strutturata e diffusa, per aggregare la vasta galassia del pensiero alternativo. Ci sarà bisogno di congressi, non solo di 3V, di una statuto che assicuri democrazia interna e, molto probabilmente, di un cambio di nome perché Vaccini Vogliamo Verità non rappresenta più integralmente il programma di tutti.
Se le forze di opposizione non saranno travolte dal settarismo, i cittadini italiani nel 2023 avranno a possibilità di votare un grande partito di massa, contrario alle forze attualmente al governo, organizzato al suo interno come lo erano i grandi partiti di massa del dopoguerra (cioè senza un leader carismatico unico ma anche senza scempiaggini tipo ‘uno vale uno’) che sappia rappresentare le loro instanze senza tradimenti.
Sarebbe davvero una svolta per il nostro disgraziato paese dove le truppe mercenarie al soldo delle forze globaliste stanno facendo terra bruciata.