Di recente sono assurte all’onore della cronaca le preoccupazioni per una possibile carenza di gas naturale in vista del prossimo inverno. Cosa c’è di vero e cosa c’è di strumentale nella supposta crisi energetica europea?
Manca davvero il gas o è la solita bufala di regime volta a creare discutibili emergenze per sospingere il Grande Reset?
La risposta è articolata e richiede una analisi dei dati non banale. Partiamo dalla situazione italiana.
L’Italia consumava nel 2019 circa 74 miliardi di mc di gas. Nel 2020 tale consumo è calato causa la pandemia ma nel 2021 sta tornando sui livelli precedenti. Quindi il paese dovrà poter disporre di circa 75 mld. di mc per il prossimo anno. I contratti in essere lo permettono e quindi non ci dovrebbe essere problema, ma le cose non sono così semplici.
Infatti i gasdotti che riforniscono l’Italia non sono in grado di soddisfare la domanda di punta invernale e quindi, nel mercato del metano, da sempre, si stocca il gas in appositi giacimenti in estate per poi usarlo in inverno.
Esaminando la tabella mensile delle importazioni si vede che esse sono notevolmente rigide, tra i 5 e i 6 mld. mc. al mese, sia in estate che inverno (esiste in realtà una piccola flessibilità di circa 1 mld. di mc che è però troppo poco per poter sopperire alla punta invernale). Dobbiamo quindi verificare che il livello degli stocks sia adeguato.
Aggregando opportunamente i dati ministeriali si vede che il nostro paese, di norma, accumula in estate una dozzina di mld. di mc. di gas da usare poi in inverno.
Il mese più critico è gennaio quando i consumi crescono anche sopra i 10 mld. di mc e richiedono per essere soddisfatti un prelievo di quasi 4 mld. mc dagli stoccaggi. Dicembre e febbraio richiedono prelievi per circa 2,5 mld. mc, novembre e marzo di circa 1 mld. di mc.
La domanda critica diventa quindi: di quanti stoccaggi dispone l’Italia ad oggi (ad inizio novembre cioè il mese in cui iniziano i prelievi) per affrontare l’inverno?
Qui le informazioni diventano meno precise per ovvi motivi strategici e commerciali.
L’analisi dei dati ufficiali dimostra che, da aprile 2021 a settembre 2021 compreso, sono stati ‘messi da parte’ circa 9,3 mld. di mc, contro i 10,1 dell’anno precedente. Ottobre è normalmente un mese neutro per cui sembrerebbe esservi una situazione di leggera scarsità.
Bisogna però conoscere quanto gas avevamo stoccato in precedenza. Informazioni meno ufficiali indicano che, ad oggi, dovremmo disporre di circa 11-12 mld. di mc di stoccaggi commerciali (su una capacità totale di 14), più 4,5 di riserve strategiche, che normalmente non vengono toccate ma che servono nei periodi di eccezionalità.
L’Italia quindi sembra affrontare l’inverno con 15,5-16,5 mld. di mc di riserve, su una capacità complessiva massima di 18,5, con una percentuale di riempimento degli stocks dell’86-89% e con prelievi che l’anno scorso sono stati di 11,5 mld. di mc.
Il motivo per cui Eni ha comperato dalla Russia un po’ meno questa estate è perché è entrato in funzione il nuovo gasdotto che proviene dall’Azerbaigian (TAP) che ha già contribuito con quasi 5 mld. di mc. alle importazioni italiane nel 2021 ma che ha una potenzialità 4 volte maggiore.
Da questa analisi si deve concludere che solo se la domanda dovesse esplodere, per un inverno freddissimo, e raggiungere un picco di gennaio superiore ai 12-13 mld. mc mensili (contro una previsione di 10-11) potremmo avere difficoltà. Possiamo infatti contare su importazioni mensili per 7-8 mld. di mc (con il nuovo TAP) ai quali vanno aggiunti 4-5 mld. di mc di de-stoccaggi per una offerta di 11-13 mld. di mc.
Insomma una situazione da monitorare con attenzione ma niente di allarmante.
Ma allora perché i prezzi del metano sono esplosi sui massimi storici e stanno ingenerando tanta preoccupazione?
Perché la colpa non è dell’Italia ma, come al solito, dell’Europa.
I dati sugli stoccaggi europei sono ancora meno affidabili di quelli italiani ma dalla fonte AGSI (Aggregate Gas Storage Inventory) si può ricavare la seguente tabella sulla percentuale di riempimento degli stoccaggi.
Come si vede gli unici paesi in una situazione di quasi normalità sono Italia e Francia, con percentuali di riempimento rispettivamente dell’86 e 90% e che affronteranno l’inverno con sufficiente tranquillità.
Germania e Olanda sembrerebbero invece essere in grande difficoltà perché percentuali di riempimento del 60-70% sono del tutto insufficienti a coprire la domanda di punta di gennaio-febbraio. Anche la Spagna non è messa bene ma per un motivo diverso. Ha infatti ha una capacità di stoccaggio strutturalmente molto scarsa e con solo l’83% di riempimento basterà un inverno freddo per mandarla in crisi.
Gli altri paesi del centro e del nord Europa sono in una situazione simile (con l’eccezione della Polonia che è paese di transito).
Insomma in Europa solo Italia e Francia possono affrontare l’inverno con sufficiente tranquillità.
Naturalmente non sono mancate fin da subito le fake news di regime: ‘È colpa di Putin che ha chiuso i rubinetti’.
I dati dimostrano che la ‘notizia’ è del tutto priva di fondamento. La Russia non ha chiuso alcun rubinetto, anzi. Lo spiegato bene Putin stesso: non potete certo addebitare a noi la colpa di avere sbagliato i contratti di acquisto e di avere acquistato meno del solito in estate (qui).
Sorge quindi spontanea la domanda: perché quasi tutta Europa non ha ricostituito le scorte, come di norma?
La spiegazione ufficiale è che le compagnie europee hanno preferito sottoscrivere contratti a breve termine, basati su un prezzo spot, invece che a lungo termine, come negli anni passati con prezzi agganciati a quelli del petrolio. Si sono sbagliate e i prezzi spot sono esplosi.
Ma si tratta della solita spiegazione ispirata alla Ideologia della Scemenza che ci opprime ormai da tempo. Era evidente che il concentrarsi di opzioni di acquisto a breve in autunno avrebbe fatto esplodere i prezzi, anche perché la Russia, privata dei contratti di fornitura stabili, aveva avviato il suo gas altrove. Ed era evidente che la portata delle pipelines è rigida e non può essere incrementata più di tanto al momento del bisogno.
O almeno avrebbe dovuto essere evidente agli occhi di un qualunque manager del settore.
Tradotta in termini comprensibili ai più la spiegazione ufficiale suonerebbe così: ‘Noi mega dirigenti galattici siano tutti deficienti ed è per questo ci mettono a dirigere le aziende energetiche’.
(I dirigenti ENI sono esclusi, mantengono un decoroso silenzio e non possono essere accomunati alle sconcezze che avvengono i Europa).
La spiegazione più probabile è però che la crisi sia voluta, anche perché è stata ampiamente anticipata su tutti i media. Che dopo la crisi sanitaria ci volesse una crisi energetico-ambientale era noto. Come diceva il nostro Mario Monti: ‘abbiamo bisogno di crisi per progredire’.
In ogni caso non si può permettere che Germania e il Centro Europa restino al freddo mentre Italia e Francia, per la maggiore capacità dei loro manager e forse per la loro minore obbedienza ai diktat delle elite internazionali, evitino ogni difficoltà.
Ecco quindi l’idea geniale: ‘Mettiamo in comune gli stoccaggi!’ (qui).
La narrazione ufficiale è la seguente: Manca il gas, è colpa di Putin, ma l’Europa e solidale e mette in comune le riserve.
Narrazione, come sempre, demenziale, smentita dai fatti e che danenggia l’Italia.
La verità, come sempre, è banale: la crisi è voluta, Putin sta facendo tutto quello che può per evitarla (qui) e l’Italia sta per essere rapinata delle sue riserve di gas.
Il nostro governo sta per mettere in atto l’ennesimo tradimento della patria e del popolo italiano in nome dell’Europa, senza che nessuno osi dire nulla.
E quindi anche per noi, che grazie ad ENI non avremmo avuto problemi di carenza di gas, si aprono le porte di un inverno freddissimo.
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