
La Lapide di Aelia Laelia Crispis è una iscrizione funeraria, apparentemente di epoca romana ma in realtà risalente al 1500, conservata la Museo Medioevale di Bologna. Il testo, in latino, è criptico. Un certo Lucio Agatho Prisco si rivoge a una certa Aelia Laelia Crispis non si sa bene se per insultarla o per lodarla.
Aelia non è né uomo né donna, né androgino, né fanciulla, né giovane, né vecchia, né casta, né meretrice, né pudica ma tutte queste cose insieme.
Il sepolcro che la contiene non è un vero sepolcro perché non vi è un cadavere, il cadavere non è contenuto in un sepolcro ma è il cadavere ad essere il sepolcro di se stesso.
La “Lapide”, a volte nota anche come la Pietra di Bologna, ebbe una grande fortuna attraverso i secoli perché si diceva che essa contenesse il ‘Segreto della Vita’.
E i numerosi studenti che, da tutte le parti del mondo, venivano a Bologna trasportarono in tutta Europa l’atmosfera alchemica che essa emanava.
Copie della Lapide esistono oggi a Padova, a Chantilly, nel castello dei Principi di Condé e nel museo di Beauvais, nell’Oise in Francia. C’era chi veniva a Bologna solo per vederla e, secondo un letterato del Seicento, sarebbe bastata da sola alla fama di Bologna.
Di seguito il testo in latino.
D. M.
Aelia Laelia Crispis
nec vir nec mvlier nec androgyna
nec pvella nec ivvenis nec anvs
nec casta nec meretrix nec pvdica
sed omnia
svblata
neqve fame neqve ferro neqve veneno
sed omnibvs
nec coelo nec aqvis nec terris
sed vbiqve iacet
Lvcivs Agatho Priscivs
nec maritvs nec amator nec necessarivs
neqve moerens neqve gavdens neqve flens
hanc
nec molem nec pyramidem nec sepvlchrvm
sed omnia
scit et nescit cvi posuerit
L’iscrizione odierna finisce qui, ma la pietra in mostra al Museo Medioevale di Bologna non è quella originaria, diventata illeggibile, ma una copia del Seicento. Nella Lapide originaria c’erano altre tre righe, riportate da cronisti del tempo, ancora più misteriose.
Hoc est sepulcrhum intus cadaver non habens
hoc est cadaver sepulcrhum extra non habens
sed cadaver idem est sepulchrum sibi
Prescindendo dal significato recondito, una traduzione letterale è la seguente:
Agli Dei Mani
Aelia Laelia Crispis
né uomo né donna né ermafrodita
né fanciulla, né giovane, né vecchia
né casta, né meretrice, né pudica
ma tutto ciò
uccisa
non dalla fame, non dal ferro, non dal veleno
ma da tutto ciò
non in cielo, non in acqua, non in terra
ma ovunque giace
Lucius Agatho Priscius
né marito, né amante, né parente
non triste, né allegro, né piangente
questo
non mausoleo, né piramide, né sepolcro
ma tutto ciò
sa e non sa a chi è dedicato
questo è un sepolcro che non ha un cadavere
questo è un cadavere che non ha un sepolcro
ma lo stesso cadavere è sepolcro a se stesso.
Chi potrà mai essere Aelia Laelia Crispis?
Per saperne di più:
Franco Bacchelli (a cura di). Un enigma bolognese. Le molte vite di Aelia Laelia Crispis. Costa ed. 2000.
Maurizio Agostini. Aelia Laelia Crispis, l’enigma della pietra. Ed. Pendragon. 2011.