ONU: storico voto di condanna dell’invasione dell’Ucraina

Il 2 marzo 2022 l’ Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione di condanna dell’invasione russa dell’Ucraina con 141 voti favorevoli, cinque contrari e 35 astenuti. I Paesi che hanno votato contro sono stati: Russia, Siria, Eritrea, Corea del Nord, Bielorussia. Tra i Paesi che si sono astenuti ci sono Cina e India.

Il documento non ha valore legalmente vincolante, ma è politicamente molto significativo anche perché il testo della risoluzione (riportato alla fine dell’articolo) è infatti straordinariamente duro. Non si limita a ‘deplorare’ genericamente l’azione russa ma riafferma ‘l’integrità territoriale dell’Ucraina’ (negando quindi il diritto alla autodeterminazione del Donbass e anche della Crimea).
Intima inoltre alla Russia di ritirare immediatamente le sue forze militari in modo incondizionato.
Insomma una condanna senza appello, a larga maggioranza dei voti.

La mozione era stata presentata dagli Stati Uniti per mezzo della sua ambasciatrice all’ONU Linda Thomas-Greenfield, che ha espresso ‘soddisfazione’ ma che avrebbe voluto ‘che quei 35 astenuti avesseo votato sì, così sarei stata più contenta’ (qui).

Perché questa perplessità di fronte a quello che sembrerebbe, a prima vista, un vero trionfo?
Il motivo c’è.

Non tanto per i paesi che si sono schierati con i russi. Era scontato che Bielorussia, Corea del Nord e Siria appoggiasero al Russia. La piccola Eritrea può stupire ma certo non preoccupare. Avrebbe voluto votare contro la mozione USA anche il Venezuela ma, non avendo pagato la sua quota, non aveva diritto al voto.
Poca roba, anzi ci si sarebbe potuto aspettare che altri paesi si fossero schierati con i russi, come la Serbia (che ha votato clamorosamente a favore della mozione) e altri paesi confinanti.

No, i fedelissimi della Russia si sono rivelato davvero pochi: se sommiamo ai 146 milioni di abitanti della federazione russa, i 16 mil. della Corea del Nord, i 9 della Bielorussia, i 5 dell’Eritrea, i 19 della Siria e anche i 33 del Venezuela, arriviamo a 238 mil. di abitanti.
Solo il 3% della popolazione mondiale e con una forza economica addirittura un po’ inferiore (2,5% del PIL mondiale).
Come potrà un paese così ‘piccolo’ e isolato contrapporsi all’Occidente e avere successo in una guerra quasi fratricida?

A cosa è dovuta quindi la ‘soddisfazione’ solo parziale dell’ambasciatrice americana?

Essenzialmente al fatto che, nei 35 paesi astenuti, vi sono dei veri e propri colossi mondiali, come la Cina (1,4 miliardi di abitanti), l’India (1,38 miliardi di abitanti), ma anche il Pakistan e il Bangladesh, cioè l’India musulmana (rispettivamente 221 e 165 milioni).

Inoltre fanno parte del gruppo ben 17 paesi africani (per complessivi 515 milioni di abitanti), la metà dell’Africa, 4 paesi americani (46 milioni), un gruppetto di paesi asiatici confinanti con la Russia (40 milioni) e, ovviamente, i residui bellici mediorientali delle campagne militari degli USA (Iraq e Iran per complessivi 124 milioni, l’Afganistan non poteva partecipare, la Siria ha votato addirittura a favore).

Il gruppo dei paesi che ‘stanno alla finestra’ per valutare gli eventi (una volta si sarebbe detto ‘non allineati’) rappresenta ben il 50% della popolazione mondiale.

In termine di PIL la situazione è più rassicurante per gli Stati Uniti perché i non allineati arrivano a malapena al 25% del PIL mondiale, anche se in termini di potere di acquisto le cose non stanno proprio così.

La navigata ambasciatrice americana non poteva quindi non notare segnali poco rassicuranti.
Difficile non vedere che una buona metà dell’Africa (compreso il Sud Africa) non subisce più i diktat americani, che un certo ‘Medio Oriente’ (inteso come Iran. Iraq, Afganistan, Siria), dopo 30 anni di guerre, è definitivamente perduto o che il continente indiano se ne va per i fatti suoi.

Ma soprattutto, al di là della risoluzione ONU, le sanzioni proposte da USA e Europa sono state accolte molto male.

Oltre ai suddetti paesi astenuti non applicheranno le sanzioni il Brasile (213 milioni di abitanti), il Messico (129), l’Argentina (45), il Guatemala (17), il Nicaragua (7), il Cile (19), la Colombia (51), la Serbia (7), la Bosnia (3), almeno fino ad ora, per complessivi 491 milioni di abitanti.

I cosiddetti BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), che hanno già una serie di accordi economici tra loro, rappresentano ben il 40% della popolazione mondiale e il 24% del PIL (secondo i dati FMI, ma molto di più in termini di potere di acquisto).

Insomma il dominio degli Stati Uniti e delle oligarchie finanziarie che li guidano si applica solo a poco più del 40% della popolazione mondiale.

È pur vero che i paesi che ‘stanno alla finestra’ costituiscono in insieme assai disomogeneo e che non si accodano affatto alla ‘piccola’ Russia, ma sembra proprio che non si possa proprio parlare di quel governo mondiale tanto amato e agognato dalle elite globaliste.

Soprattutto le temibili sanzioni rischiano di essere inefficaci, anzi di ritorcersi contro i paesi occidentali, isolati dalle materie prime russe e sostituiti dalle economie emergenti per le attività manifatturiere, in un emergente blocco asiatico con interessanti connessioni sud americane.

La situazione è oggi molto diversa rispetto alla arretrata Russia di Breznev. La Russia di oggi resta un paese che esporta materie prime e grano ma può trovare nella Cina, nell’India, nel Brasile, nell’Argentina, bisognose delle sue materie prime, tutto quello di cui ha bisogno.

A livello finanziario poi una eventuale espulsione della Russia dallo Swift creerebbe immediatamente una nuova finanza asiatica assai temibile e soprattutto autonoma.

Insomma una nuova cortina di ferro che isoli la Russia dall’Occidente comporterebbe per lei problemi solo temporanei e soprattutto farebbe crescere sistemi economici indipendenti dalle elite occidentali.
Altro che governo mondiale.

Ecco spiegata la perplessa ‘soddisfazione’ della ambasciatrice americana all’ONU.

Ed ecco spiegata anche una imbarazzante isteria, così visibile nelle nostre classi dirigenti. L’unica opzione che resta loro per ottenere un pieno successo è la defenestrazione di Putin e la sua sostituzione con una classe dirigente sovietica succube dell’Occidente.

A meno che, naturalmente, il vero scopo delle nostre oligarchie non sia la distruzione pura e semplice dei popoli, occidentali e non.

 

 

Risoluzione ONU del 2 marzo 2022 contro la guerra in Ucraina

OP1 riafferma il suo impegno per la sovranità, l’indipendenza, l’unità e l’integrità territoriale dell’Ucraina entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti, estendendosi alle sue acque territoriali;

OP2 Deplora con la massima fermezza l’aggressione della Federazione Russa contro l’Ucraina in violazione dell’articolo 2, paragrafo 4 della Carta delle Nazioni Unite;

OP3 Chiede che la Federazione Russa cessi immediatamente l’uso della forza contro l’Ucraina e si astenga da qualsiasi ulteriore minaccia o uso illegale della forza contro qualsiasi Stato membro delle Nazioni Unite;

OP4 Chiede che la Federazione Russa ritiri immediatamente, completamente e incondizionatamente tutte le sue forze militari dal territorio dell’Ucraina entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti;

OP5 deplora la decisione della Federazione Russa del 21 febbraio 2022 relativa allo stato di alcune aree delle regioni di Donetsk e Luhansk dell’Ucraina come violazione dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Ucraina e incompatibile con i principi della Carta delle Nazioni Unite;

OP6 Chiede che la Federazione Russa annulli immediatamente e incondizionatamente la decisione relativa allo status di alcune aree delle regioni ucraine di Donetsk e Luhansk;

OP7 Chiede alla Federazione Russa di attenersi ai principi stabiliti nella Carta delle Nazioni Unite e nella Dichiarazione sull’amichevole relazioni;

OP8 invita inoltre le parti a rispettare gli accordi di Minsk e a lavorare in modo costruttivo nei quadri internazionali pertinenti, compreso il formato Normandy e il gruppo di contatto trilaterale, verso la loro piena attuazione;

OP9 chiede a tutte le parti di consentire un passaggio sicuro e senza restrizioni verso destinazioni esterne dell’Ucraina e facilitare l’accesso rapido, sicuro e senza ostacoli dell’assistenza umanitaria ai bisognosi in Ucraina, per proteggere i civili, compresi quelli che sono personale umanitario e le persone in situazioni vulnerabili, comprese le donne, gli anziani, le persone con disabilità, le popolazioni indigene , migranti e bambini e a rispettare i diritti umani;

OP10 deplora il coinvolgimento della Bielorussia in questo uso illegale della forza contro l’Ucraina e la invita a rispettare i suoi obblighi internazionali;

OP11 condanna tutte le violazioni del diritto internazionale umanitario e le violazioni e gli abusi di diritti umani, e invita tutte le parti a rispettare rigorosamente le disposizioni pertinenti al diritto umanitario internazionale, comprese le Convenzioni di Ginevra del 1949 e il Protocollo addizionale I, del 1977, come applicabile, e di rispettare il diritto internazionale dei diritti umani; e chiede inoltre che tutte le parti garantiscano il rispetto e la protezione di tutto il personale medico e del personale umanitario impegnato esclusivamente in compiti medici, dei loro mezzi di trasporto e attrezzature, nonché degli ospedali e di altre strutture mediche;

OP12 Chiede che tutte le parti rispettino pienamente le loro obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario di risparmiare la popolazione civile e gli oggetti civili, astenendosi dall’attaccare, distruggere, rimuovere o rendere inutili gli oggetti indispensabili alla sopravvivenza della popolazione civile e rispettando e proteggendo il personale umanitario e le partite utilizzate per le operazioni di soccorso umanitario;

OP13 chiede al coordinatore degli aiuti di emergenza di fornire, 30 giorni dopo l’adozione della presente risoluzione, una relazione sulla situazione umanitaria in Ucraina e sulla risposta umanitaria;

OP14 sollecita l’immediata risoluzione pacifica del conflitto tra la Federazione russa e l’Ucraina attraverso il dialogo politico, trattative, mediazione e altri mezzi pacifici;

OP15 accoglie con favore e sollecita i continui sforzi del Segretario generale, degli Stati membri delle Nazioni Unite, dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e di altre organizzazioni internazionali e regionali per sostenere l’attenuazione della situazione attuale, nonché il sforzi delle Nazioni Unite, compreso il Coordinatore di crisi delle Nazioni Unite per l’Ucraina, e delle organizzazioni umanitarie per rispondere alla crisi umanitaria e dei rifugiati creata dall’aggressione della Federazione Russa;

OP16 decide di aggiornare temporaneamente l’undicesima sessione speciale di emergenza dell’Assemblea generale e di autorizzare il Presidente dell’Assemblea Generale a riprendere le sue riunioni su richiesta degli Stati membri.

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