Il grafico riporta la temperatura media della Terra, misurata dai satelliti, dal 1998 al 2018 (Dati Roy Spencer).
Vedete forse segni di drammatici aumenti di temperatura?
No, non ce ne sono. Da vent’anni la temperatura della Terra è stabile. Nel 2018 è stata superiore alla media del ventennio di 0,05 gradi centigradi, cioè di quasi nulla.
La seconda immagine riporta il testo di una petizione firmata già da più di 31.000 scienziati americani per dire basta alla bufala del riscaldamento globale dove si afferma che non è affatto evidente che il riscaldamento globale esista ma, soprattutto, che è assolutamente arbitrario attribuirne la colpa (o il merito) all’uomo.
Il dibattito scientifico è quindi da considerarsi definitivamente chiuso: il riscaldamento globale non esiste (peccato, perché forse sarebbe una buona cosa anche se, in ogni caso le attività antropiche sarebbero state ininfluenti).
Ma allora perché veniamo bombardati quotidianamente da messaggi che dicono esattamente il contrario?
La risposta è semplice: perché il Riscaldamento Globale non è un fatto scientifico ma è un progetto politico.
Osserviamo prima la pseudo-scienza d’accatto che ci viene propinata dai telegiornali. Ad esempio ci vengono mostrate serie storiche con spettacolari aumenti della temperatura terrestre. E’ bene sapere che esse sono dovute solo a spudorate manipolazioni.
Nel caso dei dati satellitari, tale apparenti aumenti dipendono da cambiamenti introdotti nell’algoritmo di calcolo. Infatti il satellite non misura direttamente la temperatura ma l’emissione elettromagnetica dell’ossigeno atmosferico a varie altezze. Trasformare questi dati grezzi in una temperatura richiede molti assunti, più o meno opinabili. Se si cambia la metodologia di calcolo per far risultare un aumento di temperatura non si sta facendo una operazione scientifica ma politica.
I dati del satellite esistono dal 1978 e sono molto imbarazzanti per i complottardi del Riscaldamento Globale perché, se visti come dati grezzi, indicano una sostanziale stabilità della temperatura terrestre, unita però, negli ultimi anni, a un drammatico raffreddamento della stratosfera (l’atmosfera alta).
Ciò nonostante le molte correzioni fatte sull’algoritmo di calcolo negli anni hanno permesso di creare le serie storiche fasulle che usualmente ci sono presentate.
Una di queste è mostrata nella figura accanto. Peccato che dimostri l’esatto contrario di quello che i complottardi volevano ottenere: se astraiamo dai due principali cambiamenti dell’algoritmo del 1985 e del 1998 ecco che si vede, anche ad occhio nudo, che dal 1978 al 1885 la temperatura terrestre era addirittura in diminuzione, così come dal 1985 al 1998.
I dati sono tratti di Roy Spencer, uno dei maggiori climatologi mondiali, ovviamente critico sul Global Warming, ma anche usando altri dataset le cose non cambiano: nonostante tutte le manipolazioni, la “pausa del riscaldamento globale” degli ultimi 20 anni, come sono stati costretti a chiamarla i complottardi del Global Warming, non si riesce a farla scomparire.
Per questo c’è stato anche chi ha proposto, in alternativa ai dati via satellite, di usare serie storiche basate sulle temperature al livello del suolo misurate dalle centraline. E qui si è raggiunto il ridicolo scientifico: le centraline sono soprattutto nelle città (per esempio a New York sono diverse centinaia) mentre nelle zone meno abitate e nei mari non ve ne sono (in Groenlandia ce n’è una, nel Sahara zero). Si tratta quindi di serie storiche che misurano non la temperatura della Terra ma quella delle città. Non ci vogliono studi approfonditi per capire che, nelle città, la temperatura è certamente in aumento negli ultimi decenni per la diffusione del riscaldamento in inverno e dell’aria condizionata in estate. Ma questa non è la temperatura della Terra.
Ma allora c’è qualcosa di vero nelle veline da Minicultpop che ci propinano quotidianamente?
Di vero c’è che l’anidride carbonica nell’atmosfera sta aumentando. Dall’osservatorio di Mauna Loa nella Hawai il trend è regolare (vedi grafico): dalle 300 ppm (parti per milione) del 1970 si sono superati le 400 ppm. Ed è anche vero che l’uomo ne ha immesso nell’atmosfera consistenti quantità nel frattempo, anche se non siamo sicuri che ciò sia l’unica causa dell’aumento.
Comunque:
1) ciò non ha provocato nessun cambiamento di temperatura negli ultimi 20 anni (e neanche prima).
2) Il fatto che la temperatura non sia aumentata non dovrebbe essere considerato stupefacente, perché l’anidride carbonica è presente in quantità limitatissime nell’atmosfera (parti per milione). Pensare che un aumento di 100 parti per milione (cioè di un 1 decimillesimo) possa provocare effetti consistenti è quantomeno azzardato. L’effetto serra che rende abitabile il nostro pianeta dipende soprattutto dal vapore acqueo, dall’albedo, dal metano e da tanti altri fattori piuttosto che dalle poche parti per milione dell’anidride carbonica.
3) L’atmosfera non è un sistema isolato. L’anidride carbonica è in equilibrio dinamico con quella presente negli oceani, che ne contengono una quantità circa 50.000 volte superiore. Trascorso un periodo transitorio, l’anidride carbonica immessa dall’uomo in atmosfera finirà, in modo naturale, negli oceani, dove porterà solo un aumento modestissimo della sua concentrazione, privo di ogni effetto.
4) L’anidride carbonica non è quindi un inquinante. Essa non è tossica nelle suddette concentrazioni e, anzi, ha un benifico effetto sulla crescita delle piante. Non c’è alcun motivo di sforzarci di immetterne di meno in atmosfera.
Un altro fatto vero, che però ci viene tenuto accuratamente nascosto, è che la temperatura degli strati alti dell’atmosfera è in drammatica diminuzione negli ultimi anni. Disponiamo di serie storiche solo di pochi anni e quindi non sappiamo se questa è una variabilità normale dovuta ai cicli solari oppure no.
A 40 km d’altezza la temperatura è diminuita di circa 1 grado in soli 10 anni (vedi grafico, Fonte Remss).
Questo potrebbe spiegare anche una certa anomalia dei fenomeni climatici che qualcuno ha riscontrato perché il contrasto tra una troposfera stabile e una stratosfera fredda potrebbe provocare fenomeni metereologici anomali.
Anche se, in merito alle supposte anomalie metereologiche, bisogna sfatare la fake news che stiano aumentando notevolmente. Il clima è sempre cambiato e la cosiddetta anomalia è la normalità. Per certi versi anzi il clima oggi è meno anomalo che nel passato.
Il 4 novembre1966 esondò l’Arno, provocando la catastrofica alluvione di Firenze. Non è più successo. Vuol dire che il clima è più stabile, almeno a Firenze.
Nel 1433 a Bologna piovve ininterrottamente da aprile a giugno, 90 giorni di diluvio consecutivi. Raccolti rovinati, carestia alle porte. Disperati, i bolognesi pensarono di imitare i fiorentini, che usualmente si rivolgono alla Madonna dell’Impruneta per gestire le emergenze metereologiche, e chiesero il miracolo alla Madonna di San Luca. Il 5 luglio organizzarono una grandiosa processione tra il Colle della Guardia e la città, con l’icona della Madonna in testa. Miracolosamente smise di piovere e i bolognesi si salvarono. Da allora tutti gli anni, a maggio, la Madonna scende in processione in città per ricordare l’evento. E, a compensazione del miracolo della pioggia, nei giorni in cui la Madonna scende, piove tutti gli anni.
Negli ultimi decenni si sono mai registrati 90 giorni consecutivi di pioggia a Bologna? No. Vuol dire che il clima è più stabile, almeno a Bologna.
Nel 1816, il famoso anno senza estate, nel Quebec, a giugno, caddero quasi trenta centimetri di neve. In Pennsylvania, in agosto, i laghi e i fiumi ghiacciarono e in Europa, sempre in agosto, nel fiume Reno galleggiavano ancora pezzi di ghiaccio. E’ più successo? No. E quindi non ci possiamo troppo lamentare della anomalie climatiche.
Risibili poi le notizie che i ghiacciai alpini si stanno sciogliendo. I ghiacciai alpini si stanno sciogliendo con lo stesso ritmo da più di 10.000 anni, quando arrivavano alla pianura padana. Dare la colpa all’uomo di quello che sta succedendo da più di 10.000 anni è solo ridicolo.
In realtà abbiamo vissuto, negli ultimi decenni, un clima decisamente tranquillo rispetto alle medie storiche. Può essere che la tranquillità non duri ancora molto ma questo non ha niente a che fare con il Global Warming di origina antropica.
Smascherata la bufala scientifica del Riscaldamento Globale può essere invece interessante vedere come e da chi è stato sponsorizzato il progetto politico.
Tutto cominciò, nell’aprile del 1968, in Italia, quando Aurelio Peccei, un uomo della Fiat, fondò il Club di Roma, una libera associazione di una trentina di individui di dieci paesi diversi preoccupati del futuro del genere umano. L’associazione, informale, si autodefiniva il “Collegio Invisibile”, sinistro termine che stava a indicare un gruppo di persone che influenzava gli avvenimenti rimanendo nell’ombra.
Il Club di Roma fu fondato nel complesso residenziale di Bellagio, sul lago di Como, intorno a Villa Serbelloni, acquistato da David Rockefeller nel 1959. Qui sono state concepite e portate avanti molte delle iniziative della Rockefeller Foundation, in particolare quelle di carattere ambientale.
Il Club di Roma pensò bene di commissionare al MIT di Boston un rapporto sui limiti dello sviluppo del genere umano, noto anche come Rapporto Meadows dal nome del suo autore principale (Meadows e altri. The Limits to Growth. Universe Books. New York 1972. Per chi si accontenta si trova su internet un pdf gratis).
Nel rapporto si sosteneva una tesi, peraltro non originalissima, che i limiti dello sviluppo del genere umano erano stati raggiunti. Si trattava di una tesi neo-malthusiana, in quanto il primo a sostenere cose simili fu Thomas Robert Malthus alla fine del ‘700.
Meadows sosteneva che Il petrolio si sarebbe esaurito da lì a 30 anni, l’inquinamento avrebbe reso irrespirabile l’aria, l’ambiente sarebbe andato in malora, e così via. L’unica soluzione era fermarsi. Lo sviluppo economico doveva avere fine e doveva iniziare una decrescita felice.
La tesi malthusiane sono tutte uguali: c’è una variabile, in questo caso l’economia, che cresce in modo geometrico, un’altra che non cresce, o cresce meno (in questo caso l’ambiente), prima o poi l’impatto è inevitabile. Nel rapporto, facendo ricorso a modelli matematici, si sosteneva che questa innegabile verità matematica (che peraltro si potrebbe porre in qualunque momento del futuro, magari tra 10 secoli) era invece applicabile qui ed ora. Il genere umano era avvertito: il suo sviluppo doveva avere fine, subito, meglio se in modo controllato per evitare catastrofi.
L’anidride carbonica sarebbe cresciuta a 380 ppm nel 2000 e ciò avrebbe provocato il collasso climatico (in effetti arrivò a 360 ppm ma la catastrofe non si è vista). E, se anche avessimo usato energia nucleare (che non produce anidride carbonica), la crisi sarebbe arrivata da un’altra parte, le materie prime sarebbero terminate, l’inquinamento sarebbe aumentato e la produzione di cibo sarebbe calata così che, intorno al 2050, anche la popolazione mondiale sarebbe crollata.
In un mondo finito, qual è il nostro, la popolazione media non avrebbe mai potuto raggiungere il livello di vita degli americani senza provocare il collasso del pianeta.
Quindi bisognava, fin da subito, fermare lo sviluppo dei paesi emergenti, fermarne la crescita demografica ed economica, ma anche ridurre consumi e ricchezza della classi inferiori dei paesi occidentali. Perché fin da subito? Perché i sofisticati (ma errati) modelli matematici del MIT di Boston dicevano che non c’era più tempo. Altrimenti si sarebbe andati incontro alla catastrofe.
Qualcuno avrà notato l’assonanza dei toni catastrofistici usati dal Club di Roma nel 1972 con quelli di Greta Thunberg nel 2019. Sono passati cinquant’anni ma la retorica di regime è sempre la stessa.
Nel 1973 scoppiò la prima crisi del petrolio e sembrò al mondo che il Club di Roma avesse ragione: lo sviluppo era finito, austerità, luci spente, targhe alterne, e così via.
Cosa replicare alla tesi del Club di Roma?
Come in tutte le tesi malthusiane, il punto critico sta nel ‘quando’ dovrebbe cominciare la crisi. E’ evidente che la popolazione umana non potrà crescere all’infinito. Ma dov’è il limite?
Con il senno di poi si può solo notare che il momento della crisi individuato dal Club di Roma era sbagliato. Il suo ‘Presto, presto non c’è più tempo‘ era una stupidaggine. Di tempo ce n’era, eccome.
Il petrolio doveva esaurirsi in 30 anni perché il rapporto Riserve/produzione era appunto 30 anni?
E’ successo? No. Di anni ne sono passati 50 e oggi il rapporto Riserve/produzione supera i 40 anni. Le tecnologie estrattive migliorano, le scoperte, di gas soprattutto, crescono e noi non abbiamo la minima idea di quanto si esauriranno gli idrocarburi, se mai si esauriranno.
Ma, visto che abbiamo continuato a consumare idrocarburi a più non posso, si è verificata la paventata crisi ambientale? No, non si è verificata.
L’ambiente, almeno in Occidente, è oggi più pulito di 50 anni fa.
La Cina cominciò a svilupparsi proprio in quegli anni e oggi ha superato gli Stati Uniti come prima economia mondiale in termini reali, la sua popolazione vive molto meglio che in passato, è stato adottato un controllo della nascite, forse anche eccessivo e, nonostante un forte inquinamento dell’aria nelle città principali, non è successa alcuna catastrofe. Idem in L’India.
L’inconsistenza scientifica delle tesi neo-malthusiane del Club di Roma e del malcapitato MIT di Boston è quindi, oggi, 50 anni dopo, conclamata. Si trattava di pure stupidaggini.
Ma intanto era stato raggiunto un importante obiettivo: diffondere l’idea che l’umanità stesse irreparabilmente danneggiando il pianeta. Come disse qualcuno del Club di Roma: ‘Il cancro del mondo è l’uomo’, insensibile, evidentemente, alla paradossale follia del suo dire.
La gente inquina quindi bisogna limitare la popolazione, soprattutto quella del terzo mondo, e abbassarne il tenore di vita.
Chi finanziò il famoso studio e l’enorme budget pubblicitario di cui beneficò?
La Fondazione Rockefeller.
Sulla geniale strategia che i quattro fratelli Rockefeller misero in campo nel secolo scorso sono necessari ben altri approfondimenti ma, ai nostri fini, essa si può sintetizzare in una sola frase: “Gestione monopolistica della Risorse limitate” anche se spesso le risorse devono essere limitate apposta. L’energia ‘deve’ restare una risorsa limitata, come naturalmente la moneta, il cibo e l’ambiente, se non lo è, lo deve diventare. Potremmo chiamarla una “Ideologia della Scarsità”. Se infatti una certa risorsa diventasse abbondante i Rockefeller potrebbero perderne il controllo.
Per David Rockefeller (1915-2017) in particolare, il controllo delle risorse limitate, in particolare quelle ambientali, divenne una vera e propria ossessione, la sua missione di vita. Oltre al Club di Roma, portò avanti la sua visione del mondo con una miriade di altri organizzazioni da lui finanziate e spesso dirette in prima persona: Organizzazioni non Governative varie, Earth Summit (la conferenza di Stoccolma) nel 1972, la 1001 Nature Trust nel 1971 (cioè il WWF), creata dal fondatore di Bilderberg, Principe Bernardo di Olanda, la Commissione Trilaterale stessa nel 1973, l’Aspen Institute, etc.
Rockefeller e Gianni Agnelli erano amici dal 1957 (da cui il ruolo privilegiato all’uomo Fiat, Aurelio Peccei nel Club di Roma) e Agnelli divenne un membro fondatore dell Commissione Trilaterale nel 1973. All’interno di queste organizzazioni furono cooptati molti membri dell’aristocrazia europea, come il già citato Principe Bernardo, il Principe Filippo d’Inghilterra, il Principe Franz Joseph II del Liechtenstein, l’Aga Khan, i Baroni Rothschild sia di Francia che di Inghilterra ma anche molti uomini d’industria, come gli Agnelli, Gianni Bulgari, Henry Ford II, i Krupp, etc. Curiosamente vi era anche un membro della famiglia saudita di Bin Laden, chissà perché.
In sostanza un club dei più ricchi e più potenti uomini della Terra che difendevano i propri, peraltro legittimi, interessi.
L’ideologia di tutte queste organizzazioni apparentemente diverse, era la stessa ideologia della Sindaca dell’Argentario, Susanna Agnelli, che si oppose fermamente a che la strada costiera dell’Argentario fosse integralmente asfaltata. Per rispettare la natura selvaggia, disse.
Ancora oggi vi sono diversi chilometri non asfaltati e decisamente mal ridotti che rendono sconsigliabile il transito alle Panda a metano dei burini della campagna romana, pena rimetterci la coppa dell’olio. Le Audi Allroad turbodiesel ad assetto variabile dei proprietari delle ville, immerse nella natura e con vista mare, invece transitano serenamente.
La preoccupazione di Susanna era peraltro del tutto giustificata: l’invasione dei burini romani non la vuole nessuno. Ad un certo punto lo sviluppo si deve fermare, a noi le ville con piscina e vista mare, a voi il litorale di Ostia Lido. Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato e più non dimandar. Lo vuole l’Ambiente. Se la conservazione dell’ambiente e dell’energia vuol dire niente sviluppo, riduzione degli standard di vita e austerità, pazienza.
In Italia l’agenda rockefelliana ha avuto pieno successo visto che il paese non cresce ormai da decenni. D’altra parte fu proprio da noi che tutto iniziò, nella Villa Serbelloni di Bellagio (da cui Paolo Villaggio trasse ispirazione per l’indimenticabile Contessa Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare).
Sarebbe stata una vera scortesia non apprezzare l’onore che ci fu fatto.
Negli anni il Progetto di conservazione di David dovette leggermente modificarsi. Le energie fossili non stavano affatto esaurendosi, di petrolio ce ne era a bizzeffe, le risorse di gas naturale erano quasi infinite, insomma da quel lato lì, le previsioni sballate del Club di Roma mostrarono la corda dopo pochi anni. Per perpetuare una certa qual scarsità petrolifera fu necessario inventarsi guerre in medio-oriente senza fine.
Ci voleva una correzione di rotta, un colpo d’ala. La cosa fu affidata al canadese Maurice Strong, un petroliere e amico di lunga data di David, che inventò, letteralmente, il Global Warming. Non più “Manca l’Energia” ma “Salvare l’Ambiente”.
Per Maurice era la ‘gente’ che distruggeva l’ambiente. E nessuna menzione delle 150 multinazionali globali, delle case automobiliste, delle trivellazioni, del Pentagono che consuma e inquina, da solo, ben più di nazioni intere.
No, era la ‘gente’ che inquinava e su di essa bisognava agire. Il vero nemico era l’umanità stessa e non le multinazionali e gli eserciti fuori controllo. Era anche un buon modo anche per occupare uno spazio che avrebbe potuto essere occupato da altri.
Fu Maurice Strong che creò nel 1988 l’IPCC (International Panel on Climate Change), l’organizzazione pseudo-scientifica sul libro paga dei Rockefeller che continua a deliziarci con le sue catastrofiche previsioni ancora oggi. Strong fu anche il principale artefice del protocollo di Kyoto del 1997-2005, in cui si affermò che il riscaldamento globale era una realtà, senza alcuna prova, anzi contro l’evidenza dei fatti, e che le emissioni di CO2 emessa dall’uomo ne erano la causa.
Gli scienziati veri si opposero. Richard Linzen, che ebbi l’onore di conoscere personalmente molti anni fa, uno dei maggiori e più onesti climatologi al mondo, ebbe a dichiarare: ‘Un’improbabile congettura, sostenuta da false prove ripetute incessantemente, è diventata ‘conoscenza’, usata per promuovere un capovolgimento della civiltà industriale’.
Ma la potenza della comunicazione della galassia Rockefeller, il pieno controllo dei giornali e delle televisioni, l’appoggio dell’elite internazionale coinvolta nelle varie Organizzaioni Non Governative avevano vinto. Si era rivelato vero, ancora una volta, l’assunto di Goebells: “Una menzogna ripetuta un milione di volte diventa verità”.
Poco importava che, nel 1982 (!), Mostafa Tolba, direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), uomo di Strong, avesse predetto che “l’inazione avrebbe portato ad una catastrofe ambientale verso l’inizio del secolo, che vedrà una devastazione totale, irreversibile come un olocausto nucleare”.
Poco importava che un altro dirigente dell’UNEP, Noel Brown, nel 1989 (!) avesse dichiarato che intere nazioni sarebbero state spazzate via dalla faccia della terra a causa dell’innalzamento del mare entro il 2000.
Poco importava che, sempre negli anni ’80, un certo James Hansen, autore di vari rapporti sul clima, avesse detto che: “per preservare la civiltà il limite massimo di CO2 nell’atmosfera è di 350 ppm” e che il capo del noto IPCC ribadisse: “Se non si agisce prima del 2012 sarà troppo tardi (!)”.
Sono passati 40 anni, il 2012 è passato da un pezzo e non c’è segno di devastazioni totali, Il livello del mare non si è alzato di un centimetro, il livello di CO2 è oggi di 411 ppm e la temperatura della Terra è sempre la stessa.
Ma ci troviamo ancora con le Greta Thunberg e i suoi dissennati seguaci. Perchè?
Perché David Rockefeller è riuscito a conquistare al suo progetto neo-malthusiano tutte le grandi corporation mondiali. Nel febbraio 2019, il presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker, dopo aver incontrato Greta Thunberg, promise che un quarto di ogni euro speso nell’ambito del bilancio della UE dal 2021 al 2027 sarà destinato ad azioni volte a mitigare i cambiamenti climatici . Si tratta di centinaia di miliardi di euro, destinati a rimpinguare i bilanci di quelle stesse multinazionali che, loro sì, stanno danneggiando il pianeta. Le società infatti che godranno dell’accesso preferenziale a tali finanziamenti sono quelle appartenenti al ‘Breakthrough Energy-Europe’, con cui fu stipulata una convenzione nel 2018, tra le quali spiccano le società di Bill Gates, di Mark Zuckenberg, di George Soros, del principe saudita Al-Waleed, etc. tutte sotto l’egida di Goldman Sachs e di BlackRock.
Contrastare, con la sola verità scientifica, la potenza di fuoco della Fondazione Rockefeller, delle Nazioni Unite, della Banca Mondiale, della Goldman Sachs e delle maggiori corporation del mondo a favore dell’agenda del Green New Deal sembrerebbe davvero impresa donchisciottesca.
Ma… Ma… Quali sono stati i risultati di questo titanico impegno pluridecennale della maggiore finanza occidentale?
Il quadro è fatto da luci e ombre. I draconiani limiti di Kyoto, destinati ad impedire lo sviluppo dei paesi emergenti, sono stati, bellamente ignorati soprattutto da quei paesi che ne dovevano essere le vittime. La Cina ha continuato a svilupparsi al 7% l’anno, così come l’India e il Sud Est asiatico.
Molto più successo però c’è stato nell’impedire lo sviluppo di paesi occidentali come l’Italia ed il Giappone, fermi da vent’anni, ma questo obiettivo è stato raggiunto anche con altri tipi di azioni.
Il successo maggiore, in tutto l’Occidente, è stato invece il drammatico impoverimento dei ceti medi e l’arricchimento dell’1% più ricco della popolazione.
Nel grafico sono riportate le percentuali del reddito dell’1% della popolazione più ricca sul Reddito interno lordo degli USA. L’elite statunitense ha dovuto subire una ‘democratizzazione’ a partire dalla crisi del ’29, e soprattutto nel dopoguerra, che fece calare il loro peso dal 20% del reddito totale a quasi il 10%. La loro riscossa cominciò dai primi anni ’70, quando una serie di azioni basate sul ‘Progetto Scarsità’ (prima energetica, poi monetaria, poi ambientale) ha invertito la rotta, riportando la ricchezza dell’1% della popolazione ai valori di inizio del 1900, superiori al 20% (Fonte: World Inquality Database).
Nello stesso tempo il 50% più povero della popolazione ha visto diminuire la sua quota di reddito dal 21% al 12%. Senza nessuna protesta sociale di rilievo, perché le masse sono state convinte che la cosa era inevitabile (austerità per la crisi petrolifera, scarsità di risorse come sostenuto dal Club di Roma e difesa dell’ambiente).
Le elite occidentali hanno compiuto una specie di capolavoro mediatico all’interno del loro paesi, recuperando la ricchezza e il potere di un secolo fa.
E’ vero che questo ottimo risultato è stato raggiunto con una pluralità di mezzi ma non si deve sottovalutare il fatto che, prima l’austerità petrolifera (insensata) poi quella ambientale (altrettanto insensata) hanno diffuso l’idea che stiamo vivendo al di sopra delle nostre risorse e che dovremo, prima o poi, imboccare il sentiero della decrescita. Naturalmente questo vale per le masse, non per le elite che continuano consumare come gli pare e che invece vivono bellamente secondo le loro risorse.
L’Italia è giunta ad accettare, senza proteste di rilievo, un governo Monti-Fornero che in una paese normale avrebbe dovuto essere sommerso dai pomodori dopo pochi minuti.
Su questo punto il successo è stato pieno: le masse giovanili, sedotte dalle campagne pubblicitarie anti-sviluppo di Greta Thunberg, sono disponibili ad accettare riduzioni di reddito e di libertà perché convinte che il mondo sia in emergenza per colpa loro.
E soprattutto il pieno controllo sulla “Risorsa Scarsa Ambiente” è cosa fatta, i miliardi di soldi pubblici destinanti a proteggerci chissà da cosa sono tutti in mano loro.
Però… Però… I paesi non occidentali non ci sono cascati. Russia, Cina, India, Brasile, Iran, sia nelle loro elite sia nei loro popoli, hanno visto questi patetici tentativi di bloccare il loro sviluppo per quello che erano e, fino ad oggi, non se ne sono curati più di tanto. Bolsonaro è arrivato a dire: ‘La foresta amazzonica non è patrimonio dell’umanità. E’ nostra’.
In sostanza il bilancio dello sforzo titanico di Rockefeller e compari volto a fermare lo sviluppo del mondo è riuscito pienamente solo dove le elite occidentali avevano il pieno controllo dei giornali e delle televisioni. Dove invece il loro controllo era inferiore hanno fallito.
E’ proprio ciò che rende l’attuale situazione geopolitica così instabile. La vittoria sul fronte interno ha sì arricchito le elite finanziarie ma ha, di fatto, indebolito l’Occidente nel suo complesso e ha aperto la strada a nazioni emergenti che hanno avuto più rispetto per i loro popoli.
In Occidente chi vuole più andare a morire per difendere le multinazionali dei Rockefeller e soci? Nessuno, neanche Greta Thunberg. E questa si rivelerà una debolezza colossale.
Libri seri sull’argomento ce ne sono pochi. Uno è quello di William Engdahl. “MIths, Lies and Oil Wars”. Ed. Engdahl, 2012, ovviamente in inglese, perché tradurre in Italiano i libri di Engdahl è reato di lesa maestà.
Qualcosa si trova su internet (ad esempio su www.comedonchisciotte.org, o nel sito https://journal.neo.org).
Da segnalare, nella feroce censura di tutte le voci di dissenso verso l’ideologia dominante, l’intervista al Resto del Carlino del 28 settembre 2019 di Franco Prodi, climatologo di fama internazionale e di grande onestà intellettuale (fratello di Romano Prodi). Franco Prodi dice testualmente “Non sono convinto che l’allarme dell’Ipcc sia fondato su una scienza solida”. E su Greta Thunberg: “Un fenomeno mediatico mondiale. Non me ne so dare una spiegazione… Le consiglierei di dirigere la sua passione verso obiettivi scientifici più seri”. Amen.
[…] realtà il riscaldamento globale non esiste (qui). Le Maldive non saranno sommerse, il livello del mare è sempre lo stesso così come il ghiaccio […]
[…] In questi giorni il nubifragio che ha colpito la zona di Catania obbliga a fornire una spiegazione un po’ più credibile della narrazione mainstream. Che tutto ciò sia causato dal riscaldamento globale è un’affermazione ovviamente falsa. Il riscaldamento globale non esiste, anzi ci avviamo verso un periodo di raffreddamento globale dovuto a una ridotta attività solare. Ma anche se esistesse non produrrebbe questi effetti. In ogni caso sostenere che ‘Fa più freddo perché fa più caldo’ è una scemenza bella e buona, così come sostenere che i cambiamenti climatici dipendono dalle emissioni di anidride carbonica (per saperne di più si veda qui). […]
[…] si tratta di una colossale stupidaggine, sbugiardata da tutta la scienza vera da decenni (https://storiasegreta.com/2019/09/30/la-bufala-del-riscaldamento-globale/), ma che viene imposta, tramite un martellamento mediatico senza precedenti, al di là di ogni […]
[…] si tratta di una colossale stupidaggine, sbugiardata da tutta la scienza vera da decenni (qui), ma che viene imposta, tramite un martellamento mediatico senza precedenti, al di là di ogni […]